Nuove e antiche limitazioni alimentari

Nuove  e  antiche  limitazioni   alimentari

Nei giorni scorsi i notiziari di tutte le reti televisive ci hanno informato che mangiare troppa carne comporta un aumento del rischio di contrarre gravi malattie.
Tutti i giornali ne hanno parlato con toni terrificanti per i non vegetariani: l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha inserito le carni lavorate tra i cancerogeni del “gruppo 1” insieme ad alcol, naftalina, benzene e farmaci quali la ciclosporina (Il Mattino 27/10/15, pagina 2). Mentre il consumo di carni rosse è un comportamento a rischio di gruppo 2A: associazione probabile al cancro di vari organi.
Di conseguenza la quantità di carne rossa da consumare, senza grandi rischi, è di 200 grammi la settimana (Cesare Gridelli – Il Mattino 27/10/15, pagina 3). Quindi, trascorrere una domenica con carne alla brace e birra fredda è un comportamento altamente da proscrivere. Ancora peggio se si termina il pranzo con una sigaretta e un caffè. In quanto agli altri alimenti, le cose non vanno molto meglio. Il pesce, a causa degli scarichi industriali in mare, è ricco di mercurio e metalli pesanti, e tra l’altro costa molto. La frutta è contaminata da pesticidi, anticrittogamici e antimicotici, senza i quali sarebbe attaccata dai parassiti nel giro di 24 ore. Uova e latticini, essendo ricchi di colesterolo, predispongono alle malattie cardio-circolatorie. Guai a mangiare formaggi più di una volta al mese, e tra un ragù e una genovese occorrerebbe far trascorrere non meno di ventuno giorni. Il pane e la pasta fanno alzare la glicemia, ingrassano e, essendo ricchi di carboidrati, fanno venire la psoriasi e le malattie infiammatorie (quindi il dietologo andrà a piazzare un “comodissimo” sondino naso-gastrico e prescriverà il digiuno per prevenire tali rischi).
Ma, allora, cosa resta da mangiare?
Ci si può solo rivolgere alla buona sorte ed al cielo.
In molte religioni ci sono regole e indicazioni precise di comportamento alimentare, così da trasformare anche il pranzo in un momento d’adorazione e preghiera..
Nella Religione Islamica ci sono norme precise su cosa sia lecito mangiare. Gli alimenti Halal possono essere consumati, mentre quelli definiti illeciti, Haram, sono vietati, tra questi la carne di maiale, le bevande alcoliche, i pesci senza squame né pinne, gli insetti (tranne le cavallette), cozze e molluschi, le seppie e le anguille. Frutta e verdura possono essere mangiate solo se non contaminate da “veleni”.
Nel Santo Corano è scritto:
“O uomini, mangiate ciò che è lecito e buono, non seguite le orme di Satana, poiché egli è nemico dichiarato per voi” (Sura Al Baqarah, 2:168).
Il popolo Ebraico stabilisce se un alimento è adeguato o nocivo in base alle regole stabilite dalla Torah (i primi cinque libri della Bibbia) e in particolare contenute nel Levitico e nel Deuteronomio.
Un alimento può essere mangiato se ritenuto kashèr (כָּשֵׁר =adatto) da un collegio Rabbinico che deve verificare che quel cibo sia stato prodotto con animali o piante idonee, e trattati (dalla macellazione o raccolta, fino alla cottura) secondo i requisiti Kasherùt (כַּשְׁרוּת‬ = di adeguatezza). Il maiale, i crostacei, i molluschi e tutti gli insetti, tranne la cavallette, sono considerati animali impuri e quindi non possono essere mangiati. Non possono essere mangiati 5 specie di cereali, la carne e il latte insieme, e i pesci senza squame e pinne.
Secondo alcuni queste regole hanno una finalità igienica e tendono quindi al mantenimento di buone condizioni di salute in regioni in cui, per il particolare clima, alcuni alimenti potrebbero deteriorarsi rapidamente e divenire nocivi. Per altri si tratta invece di regole il cui scopo l’uomo non può capire perché la sua mente non è sempre in grado di comprendere le intenzioni Divine. Potrebbero avere un valore simbolico, classificando gli animali in quelli che “liberano scintille di santità” quando sono mangiati e quelli che non possono farlo, o essere un mezzo per impedire i matrimoni misti e quindi diluire la razza e l’identità ebraica.
Per i Cattolici il venerdì è il giorno in cui non si deve mangiare carne, e non ci sono alte particolari restrizioni.
Nella sua epistola ai Romani (Rm 14), Paolo scrive: «Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. ….. Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto» … «Io so, e ne sono persuaso nel Signore Gesù, che nulla è immondo in se stesso; ma se uno ritiene qualcosa come immondo, per lui è immondo. Ora se per il tuo cibo il tuo fratello resta turbato, tu non ti comporti più secondo carità. …. Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo» (Rm 14:2-4, 14-17).
Per saperne di più:

http://www.al-islam.org /it/articles/alimenti-leciti-halal-ed-illeciti-haram

The Oxford Bible Commentary, Oxford University Press, 2001, p. 99.
http://www.chabad.org/library/tanya/tanya_cdo/aid/7887/jewish/Chapter-8.htm
Raffaele Iandoli
raffaeleiandoli.ilponte@gmail.com

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